Il 5 Gennaio del 1944 la questura di Roma emetteva questo mattinale.
“Alle ore 20.40 di ieri dallo Scalo Tiburtino è partito treno numero 64155 diretto a Innsbruck con a bordo n. 292 cittadini romani, rastrellati tra elementi indesiderabili, i quali, ripartiti in dieci vetture, sono stati muniti di viveri per sette giorni. Il treno sarà scortato fino al Brennero da 20 agenti di Pubblica Sicurezza ed a destinazione da un maresciallo e quattro militari della Polizia Germanica”.
Questa è la prima documentazione relativa alla deportazione “politica” e di alcuni prigionieri ebrei che poche ore prima aveva preso avvio dal carcere di Regina Coeli. Tra loro Mario Limentani, scomparso nel 2014, cui all’arrivo a Mauthausen sarà cucita “una stella fatta con due triangoli: uno rosso con IT nero perché ero italiano e m’avevano portato con i politici e uno giallo perché ero ebreo”. Va ricordato che alcuni dei deportati riusciranno a fuggire lungo il viaggio; la banda partigiana dei ferrovieri della Stazione Tiburtina con Michele Bolgia aveva riaperto i portelloni e il macchinista rallentava alle curve proprio per favorire la fuga. Lo stesso Limentani testimonierà che si era accorto che i portelloni erano aperti, ma lui non se la senti di scappare anche perché gli avevano detto che lo portavano a lavorare in alta Italia.
Oggi nel giorno della ricorrenza della deportazione Il sindaco Gualtieri e la Presidente della Comunità Ebraica Ruth Durighello hanno ricordato l’evento al Memoriale del Verano che ricorda gli ebrei trucidati nel campi di sterminio. Presenti il presidente dell’Aned Roma Aldo Pavia e il suo vicepresidente Andrea Di Veroli.
Alla stazione di Bologna i tedeschi si accorsero dei portelloni aperti e li rinserrarono. Michele Bolgia di fede socialista e capo sala alla Stazione Tiburtina che li avevi aperti sarà catturato il 3 marzo dai nazifascisti e finirà i suoi giorni alle Fosse Ardeatine. Medaglia d’oro al Merito Civile alla Memoria concessagli dal presidente Napolitano il 10 luglio del 2010, consegnata a San Lorenzo al fratello Giuseppe mio caro amico.
Felice Cipriani