Il Memoriale della Shoah di Parigi ospita fino al 31 dicembre prossimo la mostra “Julia Pirotte, fotografa e resistente”, gli scatti di una donna che ha ripreso e documentato con l’obiettivo della sua Leica le atrocità naziste.
Un omaggio a Julia Diament Pirotte, partigiana della fotografia.
Julia Pirotte, nata Golda Perla Diament il 26 agosto 1907, è cresciuta tra Końskowola e Lublino in Polonia in una povera famiglia ebrea, suo padre era un minatore. Arrestata a 17 anni per il suo coinvolgimento nella gioventù comunista polacca, trascorse quattro anni in prigione. Nel 1934, aiutata dall’organizzazione International Red Relief, fuggì dal suo paese per raggiungere la sorella Mindla, rifugiata in Francia.
Ammalatasi, si fermò in Belgio dove lavorò come operaia e sposò il sindacalista Jean Pirotte. A Bruxelles ha frequentato corsi serali alla scuola di giornalismo e una formazione in fotografia. Nel 1938 e nel 1939 svolse le sue prime missioni come fotoreporter: un’inchiesta sui minatori polacchi a Charleroi per una rivista sindacale e un reportage nei Paesi Baltici per l’agenzia di stampa Foto WARO.
RESISTENTE
Nel maggio 1940, in seguito all’invasione del Belgio da parte della Germania nazista, intraprese la via dell’esodo. Con i compagni conosciuti durante il viaggio, decide di stabilirsi a Marsiglia per via delle fabbriche presenti in città. Ha iniziato a lavorare in una fabbrica di aerei e come fotografa su una spiaggia privata. Dal 1942, fu assunta come fotoreporter per la stampa locale: la Dimanche illustrata, la Marsigliese, la Midi Rouge, tra le altre.
I suoi resoconti testimoniano le condizioni di vita precarie degli abitanti del Porto Vecchio, la situazione delle donne e dei bambini ebrei internati nel campo di Bompard e le operazioni dei maquis. Si è unita alla Resistenza molto presto, come sua sorella Mindla. Agente di collegamento dell’FTP-MOI, trasporta volantini, armi e fabbrica documenti falsi. Il 21 agosto 1944 partecipa all’insurrezione di Marsiglia e documenta attraverso le sue fotografie i diversi momenti della giornata.
DOPO LA GUERRA
Julia Pirotte torna in Polonia, un Paese in piena ricostruzione. Nel 1946, fu una delle poche fotografe presenti a Kielce subito dopo il pogrom, il suo reportage è una toccante testimonianza dell’antisemitismo ancora virulento nel suo paese. Nei mesi successivi accompagnò i convogli di rimpatrio dei minori polacchi dalla Francia. Nel 1948, segue il Congresso Mondiale degli Intellettuali per la Pace a Wroclaw, a cui partecipano, tra gli altri, Pablo Picasso, Irène Joliot-Curie, Aimé Césaire, di cui realizza ritratti intrisi di umanesimo. Allo stesso tempo, fu cofondatrice e direttrice dell’Agenzia di Fotografia Militare (WAF, 1946-1948).
Nel 1957, Julia Pirotte parte soprattutto per Israele per sperimentare la vita collettivista del kibbutz. Tornata in Polonia, continuò a produrre reportage per la stampa polacca, ma la sua attività si ridusse notevolmente. A partire dagli anni ’80, il suo lavoro di fotografo cominciò ad essere riconosciuto e le sue fotografie furono esposte in molte città: New York, Arles, Stoccolma, Charleroi, Parigi, Varsavia, Bratislava tra le altre. Il 15 febbraio 1996 la Francia gli ha conferito il titolo di Cavaliere delle Arti e delle Lettere. Morì il 25 luglio 2000 a Varsavia.
Cliccando sul seguente link troverete un approfondito reportage sulla mostra.