Balilla blues. Diario di una liberazione è un  avvincente spaccato di storia sociale di potere, libertà e ribellione.

È la storia di un bambino nato nel 1926 che si sviluppa fondamentalmente a Roma durante il ventennio fascista fino alla liberazione del giugno 1944. Sullo sfondo le vicende belliche della II guerra mondiale e la lotta individuale e collettiva per la libertà e la storia del protagonista, Ivano Cipriani, si intrecciano con le vicende familiari. La Storia, quella con la esse maiuscola, è sempre presente, ma entra sommessamente e a tratti prepotentemente nella vita delle persone. Si narra di come la sua famiglia di simpatie antifasciste giudicasse i vari avvenimenti bellici e lo stesso Mussolini. Inizialmente Ivano è all’oscuro di questo contrasto tra la volontà del regime, dello Stato e della scuola, con i valori antifascisti della propria famiglia. E ne diventerà consapevole solo a poco a poco.

Si comincia dalle prime guerre degli anni ’30 con le prime fragili vittorie italiane per poi concludersi con l’epilogo della II guerra mondiale e nello specifico con la Liberazione di Roma il 4 giugno 1944 e il fuggi fuggi dei soldati tedeschi e l’entrata trionfale dei soldati alleati.

Poiché l’io narrante è un bambino, la sua storia si sviluppa dalle scuole elementari fino al liceo e l’istituzione scolastica è una delle protagoniste della narrazione. In essa si incrociano realtà diverse quali il potere del regime e l’inquadramento dei ragazzi in “balilla, avanguardisti, ecc…” ma allo stesso tempo traborda di figure ribelli al regime, ribelli politicamente e culturalmente. E si assiste alla prima ribellione nel liceo a opera di una classe composta di sole ragazze. Una cosa inconcepibile per i gerarchi e l’Italia dell’epoca, mentre le classi composte da maschi (che dovrebbero incarnare i valori di coraggio e risolutezza) sono quelle invece che si adeguano al potere costituito.

Ma sono gli anni della formazione e degli atti di libertà. Per esempio quando Ivano e i suoi compagni di classe subiscono la limitazione alla propria libertà e così anche le rispettive famiglie a causa delle angherie e soprusi del professore in camicia nera. È l’occasione per comprendere come la famiglia, il privato diventa il luogo della libertà che si contrappone e talvolta confligge apertamente con lo spazio pubblico, rappresentato dalla scuola, dal maestro, dallo Stato.

È la storia di una famiglia, di un bambino che diventa adulto con le sue scelte culturali e anche politiche. Ma è anche uno spaccato di storia sociale italiana vista con gli occhi di un ragazzino con tutte le sue ingenuità, incomprensioni, le domande non poste dove il disincanto di un bambino può rappresentare già un atto di consapevolezza politica e di ribellione.

 

di Giovanni Parrella

Ivano Cipriani, Balilla blues. Diario di una liberazione

Terre di mezzo, Anno 2017

pagg. 336, euro 14,00

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