“Insomma, votateci ma non troppo, perché se per caso vinciamo non sappiamo con chi e come governare. Lo sappiamo che abbiamo già perso. L’unico obiettivo è evitare che la destra prenda il 66% dei seggi perché altrimenti potrebbero cambiare da soli la Costituzione, senza referendum confermativo. E se per caso si vince? Non sia mai. Abbiamo bisogno di un voto sì utile ma ponderato. Parecchio ma non tantissimo, non dobbiamo vincere, dobbiamo perdere bene”.
Qualcuno ricorderà la famosa rubrica del settimanale Cuore, Parla come mangi, che traduceva in parole comprensibili le arzigogolate affermazioni dei politici dell’epoca. Ecco, nella conferenza stampa di ieri pomeriggio con Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, Letta avrebbe potuto esprimersi anche in questo modo, sarebbe stato molto più chiaro invece di perdersi dietro a strane formule in politichese per dire e non dire.
Ma a un certo punto si è tradito con una frase che non ha bisogno di semplificazioni tanto era chiara: “l’accordo non è per governare ma è solo elettorale”. Imbarazzante anche il passaggio, e anche questo è il virgolettato originale del Segretario del Pd, sulla “legge elettorale peggiore di sempre” che costringe ad alleanze non politiche. A molti sfugge che questa legge elettorale fu presentata e votata dal Pd. La chiamano Rosatellum, perché Rosati, oggi con Italia Viva di Renzi, allora la presentò a nome del Partito Democratico che la votò in massa.
Ma c’è stato un altro momento stupefacente quando, a distanza di pochi attimi, Letta ha prima detto che bisognava ampliare il perimetro delle alleanze per difendere la Costituzione e subito dopo ha escluso qualsiasi tipo di apertura al M5s perché “hanno fatto cadere il governo Draghi”. In quel preciso momento Fratoianni, seduto al suo fianco, ha avuto il pudore di una smorfia, probabilmente involontaria, ma si è guardato bene dal ricordare ai presenti che lui la fiducia al governo Draghi non l’ha mai votata.
Intanto a casa sua Calenda, che si mostra insoddisfatto e offeso, avrebbe invece ragione a ridere come un dannato. Ha strappato al Pd il 30% delle candidature all’uninominale, secondo un autorevole istituto di sondaggi gliene spettava non più del 18%. Ha ottenuto di dettare la linea del programma e l’esclusione, non si sa perché, della candidatura nei collegi uninominali di tutti i parlamentari del M5s che hanno cambiato casacca in questa legislatura. Non sappiamo se questo veto coinvolge anche i due ex pentastellati che sono confluiti in Azione.
Insomma, il condottiero Letta è riuscito a fare peggio di Prodi, mettendo insieme Brunetta e Fratoianni, Gelmini e Bonelli, Calenda e Di Maio. insomma, ne ha combinate di tutti i colori, forse approfittando che la gente è distratta al mare. Ma attenzione, perché dal mare poi si ritorna e fino al 25 settembre ognuno avrà modo, se vorrà, di informarsi. E scoprirà che, al confronto, Brancaleone era un grande condottiero.
Maus