Ognuno ha il suo abisso. Certi abissi però sono più abissi di altri.
L’abisso di Ariase Barretta per Arkadia Editore è un abisso profondo, nero, apparentemente insuperabile. È l’abisso della paura che diventa normalità, del dolore che diventa quotidiano, della sporcizia emotiva che uccide, assassina, come un killer insaziabile.
Qualcuno ha però la forza di risalire quell’abisso, di analizzarlo, di guardarlo nelle pupille e di innalzare a esso un cantico perché nemmeno l’abisso può nulla contro chi, in un modo o nell’altro, sa di essere un individuo, un essere umano, una persona vera.
«C’è più purezza nel mio abisso che nei falsi sorrisi di cui si nutre la vostra ipocrisia».
Una lettura che fa il rumore di un vetro che si frantuma, di un cristallo che si rompe in mille pezzi e si sparge ovunque, di una bomba che esplode sulla terra e svela un cratere al diradarsi del fumo e della polvere.
Quella che parte come la descrizione di un’adolescenza qualunque, si rivela essere poi un documento, un testamento dell’essere nella sua forma più pura.
Davide, il protagonista, riflette, si pone domande, acquisisce una consapevolezza piena e completa della sua vita, del suo corpo, del suo essere Aurora:
«Per fortuna ho deciso da tempo di non dare più ascolto agli altri, ai medici, agli amici, agli psicologi, e non permetterò mai più a nessuno di parlare di me come uno sbaglio, di definire il mio corpo un errore. Nessun corpo è un errore».
Una purezza di sentimenti descritta con uno stile lineare, senza orpelli, senza edulcorare nulla. Un centinaio di pagine di forza e di dolore che rimarranno scolpite nel mio cuore di lettrice.
Flora Fusarelli