“Le sale d’attesa sono i luoghi degli incontri. Madri e figli, qualche volta padri. Nei bambini rivedo te piccolissima, o una tua proiezione cresciuta in un futuro prossimo. Nelle donne mi guardo allo specchio. In loro ritrovo parti di me, prove di coraggio e momenti di fragilità in egual misura”.
Una madre. Una figlia. Un rapporto segnato dalla malattia. Un percorso di vita ostacolato da esami, analisi, TAC, risonanze, diagnosi, terapie in un circuito fatto di angoscia e dolore, dove quasi mai si affacciano il sorriso e la gioia. Un circuito che si apre con la figlia e si chiude con la madre, in una simbiosi quasi perfetta.
Quello che ci racconta Ada D’Adamo nel suo “Come d’aria”, Elliot Edizioni – entrato fra i finalisti del Premio Strega subito dopo la prematura scomparsa dell’autrice – è uno spaccato di vita in cui la protagonista, la stessa D’Adamo, combatte una personale battaglia contro un destino crudele e beffardo che ha segnato la nascita della sua bambina, Daria, con una grave malformazione cerebrale che la renderà pluriminorata e non autosufficiente.
Il racconto, completamente autobiografico, è in realtà una lunga lettera che Ada scrive a sua figlia e si srotola fra le sensazioni, le emozioni che la madre vive nell’affrontare, dapprima con incredulità e successivamente con rassegnazione, la tremenda diagnosi che arriva dopo due giorni dalla nascita di Daria.
“Ora che sei cresciuta e io mi sono ammalata, l’incastro dei nostri corpi non è più possibile. Dopo tante notti insonni passate con te in braccio su e giù lungo il corridoio oppure a letto, tu distesa su di me (pancia contro pancia), o accanto a me (la tua testa pesante sulla mia spalla), adesso mi manca quell’intimità totale: respiro, odore, saliva e moccio, sudore, capelli incollati. Ogni malattia rompe un equilibrio. È accaduto innanzitutto dentro di me e poi, inevitabilmente, nella nostra relazione”.
Il rapporto faticosamente costruito con Daria, dopo essere riuscita ad accettare il pesante fardello della menomazione della bambina, viene di nuovo messo alla prova dalla diagnosi di tumore che travolge Ada. Malattia si aggiunge a malattia, rompendo quell’equilibrio che le due donne, madre e figlia, sono riuscite a raggiungere con tanta fatica.
Eppure, il racconto, sebbene totalmente incentrato su situazioni emotive dove predomina l’angoscia e la sofferenza, assume nelle parole dell’autrice un tono di serenità che forse nasce dalla consapevolezza che la malattia di Ada la porta a vivere gli stessi limiti che vive Daria fin dalla nascita, una consapevolezza che porta l’autrice a parlare di “incorporazione”: “È così che, ancora e ancora, continuo a identificarmi con te. Il mio corpo sperimenta, seppur in misura ridotta, i limiti del tuo. Prima li conoscevo, li sentivo, li toccavo attraverso te; poi ho cominciato via via a incorporarli”.
Nel concetto di “incorporazione” così come ce lo rappresenta la D’Adamo, sta tutto l’amore che questa madre prova per la sua sfortunata bambina, un amore che alla fine ci permette di chiudere questo libro con un animo un po’ più leggero, sollevato dalla tragedia che vi si consuma in ogni riga.
Articolo di Beatrice Tauro.
Titolo: Come d’aria
Autrice: Ada D’Adamo
Edizioni: Elliot, 2023
Pagine: 125
Prezzo: € 15,00