La corte dei magistrati del Regno Unito ha ordinato l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti, dove dovrà affrontare una condanna a 175 anni per aver svolto il suo lavoro di giornalista.
Salvo un ricorso dell’ultimo minuto presso l’Alta Corte, spetta ora alla ministra degli Interni, Priti Patel, dare il suo via libera finale (ritenuto avviato) al trasferimento dell’attivista australiano negli Stati Uniti, dove rischia una pesantissima condanna per aver contributo a documenti riservati su crimini di guerra commessi dalla forze americane in Iraq e Afghanistan. Il placet della ministra è previsto entro un termine massimo di 28 giorni.
La decisione di estradare Julian Assange significa condannarlo al carcere a vita. L’ok alla estradizione di Assange è l’esempio della ipocrisia sulla democrazia, sulla libertà di stampa, sulla tanto propagandata superiorità dell’Occidente.
Perché colpire Assange vuol dire colpire il giornalista che ha coraggio, vuol dire colpire la libertà della stampa e il diritto del cittadino-lettore ad essere informato su ciò che succede nel mondo e poter vivere veramente in una democrazia. Mentre un giornalista coraggioso che ha fatto conoscere al mondo i crimini di guerra degli Usa rischia di morire, tacciono i pennivendoli e gli ipocriti della libertà.