Rinascitaoggi ha l’onore e il piacere di intervistare Mariano Sabatini in merito al suo libro su Luciano Rispoli: Ma che belle parole! Per Vallecchi Editore. Un libro che ha già riscosso un enorme successo nonostante la sua recente uscita. Un libro nostalgico, moderno e interessante che ci fa viaggiare attraverso un passato non troppo lontano e traccia la linea dell’andamento della comunicazione in Italia:
1 – Chi è Mariano Sabatini?
Ammesso che siano interessanti le definizioni più che le cose si realizzano e si offrono al pubblico, direi che sono uno che vive di parole. Queste parole le ho espresse nel giornalismo, alla radio, in Tv e negli ultimi vent’anni nei libri. Scrivere è la cosa che amo di più e che più mi corrisponde, una volta che il progetto sia concluso e disponibile per la fruizione. Per dirla in modo semplice, è più raro che mi vergogni di qualcosa che ho scritto, mentre è difficile che mi riguardi o mi riascolti. Non mi piaccio mai completamente. Anche perché in quei casi non mi viene la domanda fatidica «ma sono davvero io?», mentre se rileggo pezzi dei miei libri è inevitabile: «Ma l’ho scritto davvero io?». Scrivere significa calarsi dentro di sé, in calanchi e abissi e anfratti che di cui non si presumeva l’esistenza.
2 – Cosa significano per lei la scrittura e la lettura?
È come se mi chiedesse cosa significhi per me respirare, mangiare o fare l’amore, sono attività vitali, naturali, istintive. Scrivere è un lavoro, come tale più faticoso, leggere è puro piacere per me. Una volta una persona che poi si è rivelata tutto fuorché affettiva mi guardò aprire un libro e disse, incredibilmente, una cosa che rivelava attenzione agli altri. A me, nella fattispecie. «Quante volte ti ho visto compiere questo gesto!?». Tra lo stupore, la tenerezza e l’ammirazione… Che fosse o meno un momento di sincerità da parte sua, mi fece riflettere, di fatto i libri sono per me presenze imprescindibili. Anche chiusi, mi rassicura averli attorno. L’ancora di salvezza del bambino cresciuto solo.
3 – Quanto la scrittura e la lettura possono influire sulla quotidianità della gente comune?
Moltissimo ma come glielo fai comprendere? Un paese di non lettori come l’Italia è un paese che non sa scegliere, in preda all’emotività, ai flussi, alle mode…
4 – Perché ha scelto Luciano Rispoli come figura di cui scrivere?
La sua vita è il romanzo di un giovane di provincia che arriva a Roma e si costruisce una identità forte, acquisisce fama e posizione sociale, e così l’ho raccontata, cercando di significare la passione che ha caratterizzato la sua esistenza e la sua carriera di autore, dirigente e conduttore radiotelevisivo. Rispoli divenne un volto popolare e amato sebbene abbia sempre ideato, realizzato e proposto al pubblico format densi di contenuti, che non gli rubassero tempo ma che arricchissero i momenti davanti al televisore di suggerimenti, consigli, suggestioni, riflessioni. Lui per l’appunto, tornando alla domanda precedente e alla mia risposta, aveva trovato la formula per avvicinare le persone ai libri, in modo anche divertente e non noioso.
5 – Si riferisce a «Parola mia»?
Certo, un quiz meraviglioso sulla conoscenza e l’amore per la lingua italiano, con un accademico, il professor Beccaria, come giudice-arbitro. Si regalavano libri e si leggeva, si scriveva. Un talent show sulle parole, ci pensa? E Raiplay ne ripropone solo 8 appuntamenti. Spero che questo mio libro serva, nel novantesimo della nascita di Rispoli, a ricordare chi è stato e cosa ha rappresentato l’inventore della radio moderna e il padre del talk show all’italiana.
6- Esiste, secondo lei, nel mondo odierno della comunicazione, un erede degno di Rispoli? Se sì chi è e perché.
Quando lo dico c’è chi si scandalizza. Penso che Fabio Fazio, pur con qualche personale riserva sulla sua passerella di fenomeni, abbia la cultura, il savoir-faire, le conoscenze del mezzo per realizzare un rifacimento di “Parola mia” e sostenerlo con la forza della sua popolarità.
7- Ha in cantiere progetti letterari futuri?
E come potrei vivere senza progetti letterari? Sto finendo di scrivere il mio nuovo romanzo di Leo Malinverno, un giornalista investigativo che mi è molto simpatico.
La redazione