“Essa vede lontano promana una luce di aurora
da quei discorsi accesi da un fuoco di crepuscolo
Non guardarla come un’insidia,
non ti mettere in armi contro di lei: allora la sua fiamma ti scalderà e della sua
forza anche tu potrai essere forte, credimi”
Mario Luzi, Libro di Ipazia
Uccisa perché libera, pensatrice, colta, donna.
Ipazia d’Alessandria, filosofa greca vissuta in epoca tardo-ellenistica, è ad oggi considerata “martire della libertà di pensiero” e vittima del fanatismo ideologico e religioso.
Figlia del noto matematico e astronomo Teone, Ipazia crebbe in un ambiente colto ma in un’epoca permeata della misoginia aristotelica, all’interno di una società che considerava le
donne inferiori.
Ciononostante Ipazia fu apprezzata e stimata, divenne così celebre che molte persone affrontarono lunghi viaggi per ascoltare le sue lezioni.
Riguardo il suo pensiero non abbiamo scritti a testimonianza: distrutti, come i suoi resti, nel becero tentativo di cancellarne il passaggio, come testimoniano alcune fonti che ne raccontano
l’uccisione brutale e violenta durante un terribile e meschino agguato, in cui venne colpita a morte “da gusci di ostriche e cocci”.
La storia di Ipazia ci fa riflettere su tematiche attuali quanto scomode come la tolleranza, l’accettazione della diversità, la valorizzazione delle differenze o il rispetto per la divergenza
d’opinione e ci permette di schierarci contro l’imposizione di un pensiero unico che no, non è l’unico possibile.
Articolo di Eleonora Nucciarelli