Simone de Beauvoir è stata una delle più importanti e ascoltate intellettuali del Novecento. I suoi libri, i suoi saggi hanno dato nuovo spazio, nuova luce all’emancipazione femminile, nella valorizzazione piena della figura della donna in tutti gli aspetti della società civile. Fondamentale è stato poi il suo legame, soprattutto di natura intellettuale, con il compagno, Jean Paul Sartre, con il quale ha costruito una delle coppie inossidabili dell’esistenzialismo.
Da poco è uscito un inedito della de Beauvoir, dal titolo Le inseparabili, un romanzo che racconta il legame molto profondo tra due adolescenti, una storia che ha evidentissime tracce autobiografiche; in Italia viene pubblicato da Ponte alle Grazie (traduzione di Isabella Mattazzi).
Le due ragazzine si chiamano Sylvie e Andrée (nella realtà Simone e Zaza) e si conoscono per la prima volta a scuola, all’età di nove anni. Così racconta Sylvie:
“Mi diressi verso il mio sgabello e vidi che il posto accanto al mio era occupato da una bambina sconosciuta: una bruna, dalle guance scavate, che mi sembrò molto più piccola di me; i suoi occhi scuri e brillanti mi fissavano intensi.”
Andrée era più piccola a causa di un’incidente in cui si era ustionata, perdendo così un anno di scuola. Chiede quindi “con un eloquio rapido e preciso” alla sua nuova compagna di banco il quaderno dell’anno passato per mettersi in paro con la classe. Lei era una bambina già indipendente che ritornava a casa da sola all’uscita da scuola. “Quella bambina ha personalità”, dicevano di Andrée le insegnanti a scuola:
“in segreto mi dicevo che Andrée era sicuramente una di quei bambini prodigio di cui più tardi si racconta la vita nei libri.”
Tra le due fanciulle nasce un legame molto profondo, intenso, un rapporto che si evolverà negli anni seguenti, soprattutto nel cuore di Sylvie che proverà per l’amica dei sinceri sentimenti amorosi. È lei un giorno, all’età di tredici anni, a scrivere una lettera ad Andrée che nei periodi festivi, in questo caso la Pasqua, andava a soggiornare nella casa di famiglia vicino ai Pirenei, nei pressi di Lourdes:
“Mi sedetti a un tavolino del giardino, davanti a un foglio di carta bianca, e per due ore descrissi ad Andrée l’erba novella punteggiata di primule e viole, l’odore dei glicini, il blu del cielo e i grandi moti della mia anima.”
Ma più crescono e più le loro voglie si fanno complesse, fino a toccare la questione amorosa; Sylvie si rende conto che non può vivere senza la sua amica, che per lei farebbe tutto. Andrée aveva comunque un destino segnato in ambito amoroso, perché la sua famiglia combinava “in qualche modo” i matrimoni dei figli. Già la madre, obbligata dalle convenzioni, aveva dovuto sposare il marito pur non amandolo. Adesso c’era la sorella più grande di Andrée, Malou, che avrebbe seguito la stessa sorte materna, questa volta con un uomo molto più grande e già padre di due figlie.
La storia del rapporto tra le due ragazze ha segnato in modo profondo la de Beauvoir che l’ha trasposta in molti suoi libri (ad esempio Memorie d’una ragazza perbene). La vicenda di Andrée è stata molto condizionata dalla famiglia, da una vita “troppo bianca”, come i fiori che soffocano la sua tomba. La vera essenza della ragazza era invece lo slancio liberatorio con cui sull’altalena si lanciava verso le cime degli alberi. Una natura libera ma in qualche modo anche debole che non ha resistito al peso dei dogmi familiari e che la carriera esistenziale e letteraria della de Beauvoir ha in qualche modo tentato di riscattare.
Recensione di Fabio Cozzi
“Le inseparabili” di Simone de Beauvoir, Ponte alle Grazie
Pagine 208
€ 15,00