“LEUCOTEA Credi a me, scioccherella. Il tuo dolore non è nulla.
ARIADNE E perché vieni a dirmelo?
LEUCOTEA Per che credi che lui ti abbia lasciata?
ARIADNE O ninfa, smettila…
LEUCOTEA Ecco, piangi. Così almeno è più facile. Non parlare, non serve. Così se ne vanno sciocchezza e superbia. Così il tuo dolore compare per quello che è. Ma finché il cuore non ti scoppierà, finché non latrerai come una cagna e vorrai spegnerti nel mare come un tizzo, non potrai dire di conoscere il dolore.
ARIADNE M’è già scoppiato… il cuore…
LEUCOTEA Piangi soltanto, non parlare… Tu non sai nulla. Altro ti attende”.
Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò
Cesare Pavese, tre anni prima di togliersi la vita, ci ha lasciato in eredità gli indimenticabili Dialoghi con Leucò (1947), assieme al messaggio provvidenziale e al contempo esortante a non avere paura della morte in quanto, scrive: “l’uomo mortale, Leucò, non ha che questo d’immortale. Il ricordo che porta e il ricordo che lascia”.
Ma chi è Leucò? È la scrittrice Bianca Garufi ma è anche il diminutivo di Leucotea, “la dea che scorre sulla schiuma del mare” che guidò Odisseo nella tempesta e che nei Dialoghi sembra configurarsi come guida speculare al lettore nel suo viaggio attorno a riflessioni profonde e alla ricerca dell’essenza di tutto.
Di recente, Pupi Avati, con la sua ultima pellicola Lei mi parla ancora (2021) ha ridato voce al mito e alle parole, condendolo con un romanticismo mai stridente e una trasposizione sul piano dei rapporti a due non scontata: “Alla vigilia del cambiamento della sua vita, gli scrisse una lettera: se ci daremo reciproco e infinito amore saremo immortali”.
Immortali come Scilla, Ariadne, Cassandra, Afrodite, Saffo, Britomarti nel mare di Grecia “tutto intriso di sperma e di lacrime”; immortali come Achille e Patroclo che erano già leggenda “e nessuno sapeva”, perché in fondo “è meglio soffrire che non essere esistiti”.
Tra profondità del dolore e ineluttabilità della morte, i ventisette componimenti tra prosa e poesia di Pavese svelano come la brama del desiderio possa comunicare la verità sul raggiungimento dell’integrità della persona e sulla propria caducità.
Ed è così che personaggi come Calipso, Edipo, Odisseo, Circe, Diana e Orfeo tra ricerca lessicale, tensione verbale, incomunicabilità e deragliamenti ci offrono una nuova visione della vita, sorprendendoci e scardinando le nostre flebili certezze.
Eleonora Nucciarelli