L’Unione Popolare è la vera novità di questa tornata elettorale. Un paio di giorni fa le tre forze che la compongono, Rifondazione Comunista, DemA e Potere al Popolo, hanno scelto come capo politico Luigi De Magistris, per 10 anni sindaco di Napoli.
HA SEMPRE VINTO
Perché è una novità? Perché i temi sociali, dei beni comuni, dell’acqua pubblica, dei diritti collettivi, del pacifismo, della transizione ecologica, della attuazione della Costituzione, della lotta alle mafie, non sono rappresentate in Parlamento almeno dal 2008. La differenza con precedenti esperienze sta nel leader. Senza starla troppo a menare sul fatto che non ci sia stata una scelta dal basso – si vota tra meno di due mesi e bisogna accelerare tutto – De Magistris si è presentato cinque volte a tornate elettorali e una sola volta, in cui aveva, peraltro, un ruolo marginale, è uscito sconfitto. Le altre quattro o ha stravinto o ha riportato comunque un risultato straordinario.
DAL PARLAMENTO EUROPEO A SINDACO DI NAPOLI
La storia politica di De Magistris comincia nel 2010, quando si candida alle elezioni Europee nell’Italia dei Valori di Di Pietro. Idv arriva al suo massimo storico, l’8%, e De Magistris contribuisce in grande misura a questo risultato. Sarà il secondo candidato più votato d’Italia alle spalle di Berlusconi, portando a casa 600.000 preferenze, 100.000 in più del capolista di Pietro.
Nel 2011 si candida a sindaco di Napoli in una coalizione di civici. Solo due partiti vengono ammessi nella coalizione: Rifondazione Comunista e Partito dei Comunisti Italiani allora riuniti in Federazione della SInistra. De Magistris strappa il secondo turno con il 27%, ma è indietro di 11 punti rispetto al candidato del centrodestra Gianni Lettieri (38 a 27). La candidata del Pd gli finisce abbondantemente alle spalle. Al secondo turno l’ex Pm conquista il 67,4% delle preferenze. Il voto disgiunto lo premia oltremisura. Al primo turno De Magistris ottiene 128.000 preferenze, la somma delle liste che lo sostengono 68.000. Insomma, una vittoria che ha un nome e un cognome precisi e che relega, per la cronaca, il Pd a un ruolo molto marginale. I Dem conquistano appena 4 seggi sui 55 a disposizione.
Cinque anni dopo si ripete. Con il 42% al primo turno questa volta stacca il tagliando per il secondo turno in vantaggio di ben 18 punti su Lettieri. Ancora una volta il Pd risulta non pervenuto. Migliorerà il numero di seggi portando da 4 a 5, ma è relegato per la seconda volta a un ruolo di terzo piano. Lo stesso che toccherà al M5s che pure al sud aveva già risultati lusinghieri. De Magistris stravince anche al secondo turno.
L’ESPERIENZA CALABRESE
La quarta tornata elettorale in cui dà grande prova di sé sono le Regionali calabresi dello scorso anno. Una regione prevalentemente di destra, da cui mancava da molti anni e che lo conosceva solo come pm. Anche lì, solo contro tutti, presentandosi come alternativo a tutte le altre forze politiche presenti in Parlamento, conquista un clamoroso 17% e due seggi in Consiglio Regionale.
L’unica volta in cui deve registrare una sconfitta è alle Politiche del 2013 in cui, però aveva un ruolo assolutamente marginale. Era uno dei sette leader in campo per la Rivoluzione Civile di Ingroia. Peraltro, captata un’aria negativa e non potendo intervenire troppo in prima persona nella campagna elettorale per non oscurare Ingroia, designato candidato alla presidenza del Consiglio dalla coalizione, manterrà un profilo molto basso, quasi defilato, soprattutto nelle ultime settimane.
A SINISTRA, CON ORGOGLIO
La sua credibilità nasce dalle cose fatte da sindaco di Napoli, dai risultati personali e di gruppo ottenuti in tutte le esperienze politiche a cui ha partecipato, dalla collocazione all’estrema sinistra mai rinnegata e, anzi, sempre rivendicata come motivo di orgoglio.
Il suo riferimento recente è il programma sociale di Melenchon, ma in altri Paesi, come la Spagna di Unidos Podemos e la Grecia di Syriza, ci sono modelli simili e vincenti da cui attingere.
La sinistra ha bisogno di un leader? La risposta è sì. Il popolo della sinistra, rifugiatosi quasi tutto nell’astensionismo con qualche capatina alle urne per votare i Cinque Stelle e qualche altra il Pd in nome del voto utile, è esigente. Attento anche alle virgole nei processi democratici di selezione dei programmi e del personale politico. Questa volta non c’è tempo! Si doveva votare in primavera e, allora sì, ci sarebbe stato tutto lo spazio per ragionare sulla formula migliore per strutturare la nuova forza politica. Invece i tempi della politica, con la caduta del governo Draghi, si sono contratti all’inverosimile e si vota tra meno di due mesi e uno di questi due mesi è agosto. C’è la possibilità di riportare in Parlamento temi sociali abbandonati da tempo da chiunque. Un’occasione che non va sprecata.
Il programma politico dell’Unione Popolare prevede l’alternativa alle destre e al Pd, ormai sempre più forza di centro, che si distingue dalla destra solo per una maggiore attenzione ai diritti civili ma che in passato ha eletto tra le sue fila gente come Casini e la Binetti.
De Magistris, quando ce n’è stata l’occasione, quando ha potuto davvero avere tempo per far conoscere idee e programmi, ha ridicolizzato i suoi avversari con vittorie clamorose. Ha portato avanti da sindaco di Napoli il programma per cui era stato eletto. Un esempio? Napoli è stata l’unica grande città a rispettare l’esito del referendum sulla gestione dell’acqua pubblica. Il nuovo sindaco, del Pd, sta smantellando anche questo presidio.
Maus