“I versi crescono, come le stelle e come le rose, come la bellezza, inutile in famiglia.
E agli allori e alle apoteosi
una risposta: – Ma da dove mi vengono?
Noi dormiamo, ed ecco che tra le lastre di roccia
un ospite celeste in quattro petali.
O mondo, cerca di capire! Il poeta
nel sonno scopre
la legge della stella, la formula del fiore.”
Marina Cvetaeva, 14 agosto 1918
Trad. it. Lorenzo Pompeo
Marina Ivanovna Cvetaeva è stata una delle voci più penetranti e veementi della poesia russa nel corso del XX secolo. Nata a Mosca l’8 ottobre 1892, ha iniziato a scrivere i suoi primi versi in tenera età, dimostrando una sbalorditiva sensibilità artistica.
La sua scrittura è pregna di impeto, è caratterizzata da una dialettica ricca di immagini evocative da cui scaturisce una densa riflessione sull’amore, la morte e l’esistenza. Cvetaeva, grazie alla sua natura ribelle, ha sviscerato temi universali con purezza e intensità che hanno contribuito a renderla indimenticabile.
La vita di Cvetaeva è stata segnata da numerosi eventi drammatici come l’esilio dalla Russia dopo la Rivoluzione d’Ottobre, l’amore tormentato per il poeta Sergej Efron, l’arresto dei figli, la povertà e, infine, la tragica morte (Cvetaeva si impicca il 31 agosto 1941). Tali esperienze hanno profondamente segnato la sua poesia, conferendole un vigore e una complessità che ancora oggi affascinano i lettori.
Nonostante la sua vita breve e turbolenta (alcuni biografi le attribuiscono anche una relazione con la poetessa Sofija Parnok durante gli anni della Grande Guerra), le sue poesie le sono sopravvissute e sono state tradotte in molteplici lingue e sono ancora oggi lette e amate in tutto il mondo. La sua capacità di trasmettere emozioni forti, unita a uno stile singolare, la rende una delle più grandi poetesse del Novecento.
Leggere Marina Cvetaeva significa entrare in contatto con un mondo fatto di bramosia e voluttà. La sua poesia è capace di evocare, di coinvolgere, di toccare nervi scoperti. È un’esperienza in grado di lasciare un segno indelebile.
Tra i temi caratterizzanti la poesia di Cvetaeva troneggia l’amore, vissuto come tormento, come sensazione totalizzante, come desiderio di fusione con l’altro; e poi la morte, altra presenza ricorrente nella sua poesia, affrontata con lucidità e senza paura, vissuta come parte integrante dell’esistenza umana. Anche il sentimento della solitudine pervade molti dei suoi scritti, espressione di una profonda sensibilità e di una costante ricerca interiore.
Marina Cvetaeva è una donna di poesia che merita di essere ricordata. I suoi versi “sparsi nella polvere dei magazzini” accompagnano il lettore in un viaggio fascinoso e avvincente nelle viscere della mente, senza ombra di dubbio un’esperienza che arricchisce chi la vive perché in fondo “il cammino delle comete è il cammino del poeta: bruciare senza scaldare”.
Articolo di Eleonora Nucciarelli