Storie di profughi, di esuli e schiavi sono al centro dell’opera narrativa anti coloniale dello scrittore tanzaniano Abdulrazak Gurnah, lui stesso rifugiato in gioventù in Gran Bretagna, che l’Accademia Reale Svedese ha premiato con il Nobel della Letteratura 2021 “per l’inflessibile e compassionevole comprensione degli effetti del colonialismo e della sorte dei rifugiati, per la sua dedizione alla verità e la sua avversione alla semplificazione rifiutando le descrizioni stereotipate e aprendo il nostro sguardo su un’Africa orientale culturalmente diversificata“.
Gurnah, professore di letteratura post-coloniale all’università del Kent, oggi in pensione, è nato nel 1948 a Zanzibar, quando non faceva ancora parte della Tanzania. A vent’anni l’autore fugge dall’isola di origine, dopo che una rivoluzione nel 1964 aveva portato alla persecuzione delle sua comunità di etnia araba, arrivando nel Regno unito. Di quel periodo l’autore racconta di essersi “lanciato a capofitto” nella scrittura, come modo di esplorare sia la perdita sia la liberazione dell’esperienza della migrazione.
All’Università del Kent ha conseguito il dottorato di ricerca in letteratura inglese e quindi è stato nominato professore e direttore del dipartimento di inglese. Come studioso si è dedicato a ricerche sulla narrativa postcoloniale e alle questioni associate al colonialismo, specialmente per quanto riguarda l’Africa, i Caraibi e l’India. Dal 1980 al 1982 ha insegnato alla Bayero University Kano in Nigeria.
“Io non sono interessato alla storia semplicemente in quanto fonte di materiale per la scrittura: la storia mi interessa perché è incompleta”, ha detto di recente Gurnah che dal 1968 vive in Inghilterra.
Come studioso si è dedicato a ricerche sulla narrativa postcoloniale e alle questioni associate al colonialismo, specialmente per quanto riguarda l’Africa, i Caraibi e l’India e temi ricorrenti nei suoi romanzi sono l’esperienza degli immigrati, l’appartenenza e il desiderio, lo spostamento, la memoria e il colonialismo.
I suoi libri più noti sono Paradiso (Paradise, 1994), che è stato selezionato per il Brooker Prize e per il Whitbread Prize, Il disertore (Desertion, 2005), e Sulla riva del mare (By the Sea, 2001), che è stato selezionato per il Booker Prize ed è stato finalista per il Los Angeles Times Book Awards.
Lo scrittore tanzaniano è il quinto autore africano a vincere il Premio Nobel per la Letteratura dopo Wole Soyinka (Nigeria, 1986), Naguib Mahfouz (Egitto, 1988), Nadine Gordimer (Sudafrica, 1991) e John Maxwell Coetzee.
Di Giovanni Parrella