“Se posso perdonare, allora devo
riuscire a perdonare anche me
stessa e smetterla di starmi a
giudicare
per come sono o come dovrei
essere.
Qui non si tratta di consapevolezza
ma è la superbia che mi tiene stretta
in una stolta morsa che mi danna.
Eccomi infatti qui dannata a
chiedermi
che cosa fare per essere perfetta.
Tenersi all’apparenza, forse
descrivere
soltanto cose in mutua tenerezza”.
Patrizia Cavalli, Vita meravigliosa
Si è spenta, inaspettatamente, all’età di settantacinque anni, nel giorno del solstizio d’estate, Patrizia Cavalli.
Nata in Umbria, poi trasferitasi a Roma, ha pubblicato molteplici raccolte di poesia con Giulio Einaudi editore, a partire dal 1974.
La sua ultima opera, “Vita meravigliosa”, risale al 2020.
La sua scrittura è fluida, la metrica classica, il lessico curato ma senza orpelli o sovrastrutture, così da metterne in risalto il linguaggio colloquiale.
Un interrogarsi su temi fondamentali sui quali in tanti possono immedesimarsi, con un lessico semplice e discorsivo, è stato da sempre il fiore all’occhiello di una scrittrice che è stata capace di elevare il linguaggio quotidiano a poesia.
Fondamentale nella sua vita, l’amicizia con Elsa Morante, come l’amore, la depressione, l’ipocondria e anche la malattia stessa, come dichiarò qualche anno fa in un’intervista per la Repubblica.
E non importa se le sue poesie non cambieranno il mondo, parafrasando il titolo della sua prima opera, perché anche dovessero arrivare ad un’esiguità di persone tanto profonde da soffermarsi sull’arte poetica riconoscendone il giusto valore, allora il suo regalarle al mondo non sarà stato invano.
Eleonora Nucciarelli