Centoventi faldoni, sessanta regie, trenta copioni teatrali appuntati a mano, locandine, foto di scena, recensioni e lettere. E ancora: trecento sceneggiature, adattamenti radiofonici, televisivi e per il cinema, oltre alle immancabili sceneggiature di Montalbano appuntate. E poi circa più un numero di poesie, perlopiù inedite, alcuni racconti appuntati a mano e una quantità enorme di corrispondenza precedente al 1998, anno in cui esplose la sua popolarità. Il Fondo Andrea Camilleri è un luogo dedicato al grande scrittore siciliano che per tanti anni ha vissuto nella Capitale, nel quartiere Prati, un archivio fortemente voluto dallo stesso Camilleri ed infatti nel 2016 scriveva: “Oggi nel linguaggio quando corrente di archiviare una storia intendiamo dire dimentichiamocela, mandiamola in una specie di buco nero dove si perde tutto. Ed invece gli archivi sono vivi esattamente l’opposto. Gli archivi sono eternamente perché rappresentano la memoria del nostro passato, una memoria palpabile che tutti possono verificare e controllare“. In via Filippo Corridoni 21, a due passi dalla sua casa, l’ingresso su strada invita a tuffarsi nel mondo del papà di Montalbano, dell’intellettuale che “dall’età di 17 anni leggeva un libro al giorno“, ha rivelato la figlia Andreina, che con le sorelle Elisabetta e Mariolina ha scelto questo posto. “È stato un bar, poi ha chiuso ed è rimasto abbandonato per 20 anni. Papà ha espresso il desiderio di riordinare il suo archivio, dovevamo cercare un luogo fisico e aprirlo al pubblico- quando si frequentava- un luogo di incontro aperto agli studiosi, alle alle quali ad altri istituti con cui fare rete. Questa è la sua idea, perché si è sempre dato a tutti“. E tutti qui possono studiare, ma anche solo curiosare tra i tantissimi documenti, fotografie, lettere, volantini e libri conservati da Camilleri. Come la corrispondenza che aveva con Elio Vittorini, Leonardo Sciascia o Italo Calvino. “Perché Camilleri non è spuntato dal nulla a 75 anni come alcuni dicono, ma è sempre stato un protagonista della lingua, che esercitava anche attraverso la poesia“, ha spiegato Antonio Sellerio, editore dello scrittore.