“Qualcuno era comunista” non è l’autobiografia di Walter Veltroni, ma un interessante e approfondito “saggio” sulla fine del Pci e la nascita del Pds (e delle sue propaggini fino arrivare al PD) attraverso la narrazione dei suoi protagonisti, cioè dei cosiddetti “svoltisti”, cioè i quarantenni (di allora) che diedero vita alla “svolta” e allo scioglimento del più grande partito comunista d’Occidente. È una ricostruzione appassionata, e per questo appassionante, della storia del Pci, focalizzata negli anni che vanno dal 1988-1989 al suo scioglimento, che procede attraverso flashback sugli anni ’70 e quindi su Berlinguer, il golpe Cileno dell’11 settembre 1973, Gorbaciov e la Perestrojka.
Gli attori, Occhetto, D’Alema, Napolitano, Ingrao sono cesellati in finissime introspezioni psicologiche che permettono di comprendere meglio le azioni politiche, l’umanità e soprattutto le debolezze di questi protagonisti e rende anche piacevole e intrigante la lettura con lo scandagliare nella psicologia dei protagonisti fornendo elementi prospettici, cronache da dietro le quinte, dettagli e aneddoti spesso illuminanti sul paradigma mentale di dirigenti che hanno segnato, e molti di essi segnano ancora oggi, nel bene e nel male, la politica italiana e della sinistra.
Protagonista importante degli eventi narrati è la base militante del Pci, protagonista di uno scontro politico lacerante e passionale, che ha visto confrontarsi diverse generazioni di militanti al centro di una discussione collettiva vera e serrata (altro che le evanescenti primarie di oggi!), ampia e profonda che coinvolse la sinistra e l’intero Paese di cui oggi si sente davvero la mancanza.
Suggeriamo di leggere attentamente la bibliografia, valida guida ragionata alla lettura dei protagonisti e degli eventi narrati.
Qualcuno era comunista. Dalla caduta del muro di Berlino alla fine del PCI: come i comunisti italiani sono diventati ex e post, di Luca Telese
Sperling & Kupfer, 2009; pagg. 746, ill. ril.
Recensione di Giovanni Parrella