È stato scoperto un romanzo inedito della scrittrice statunitense Louisa May Alcott (1832-1888), l’autrice di “Piccole donne”, tra i romanzi di formazione più conosciuti dell’Ottocento: si intitola “L’amuleto d’ambra” ed è stato identificato dalla professoressa Daniela Daniele, americanista dell’Università di Udine che ha trovato il manoscritto alla Houghton Library di Harvard dov’era stata invitata a consultare l’archivio di Alcott.
L’opera, scritta circa 150 anni fa, è stata tradotta e curata dalla stessa Daniele e pubblicata in anteprima mondiale per la collana “Raggi” della Elliot (Roma, 2022). Docente di lingue e letterature anglo-americane e la più importante studiosa in Italia di Louisa May Alcott, Daniela Daniele ha scoperto il manoscritto in una raccolta di scritti, volumi e altro materiale depositati dalla moglie di un nipote dell’Alcott nella sezione libri rari della biblioteca dell’ateneo americano. Grazie alla direttrice della Houghton, l’americanista dell’Ateneo friulano è riuscita a ottenere un microfilm del manoscritto che ha poi ha sbobinato alla Biblioteca ‘Giovanni Spadolini’ del Senato.
Il romanzo, 150 pagine suddivise in quattro capitoli, è di difficile datazione tuttavia Daniele ritiene sia stato composto in due fasi, prendendo spunto dal racconto del 1870, “La bella baiadera” (tradotto da Ester Formichella, in una raccolta, sempre a cura di Daniela Daniele, pubblicata da Rizzoli nel 1997).
La trama “L’amuleto d’ambra. Un racconto dell’India coloniale”, come indica il sottotitolo scelto dalla scrittrice, è un racconto che si apre a Delhi durante l’occupazione inglese. Qui avviene l’incontro tra un’indigena di rara bellezza e un ufficiale britannico catturato dai ribelli Sepoy che lei cura con la dedizione di una Pocahontas. Con un salto temporale, nel capitolo successivo, vediamo il trionfo della protagonista sui palcoscenici parigini, dove l’ufficiale, afflitto da un malessere post-coloniale, la riconosce, tentando una difficile mésalliance che li induce a una disincantata riflessione sulle ferite del colonialismo e sulla loro distanza.