Partiamo da due punti fermi: il primo è che Stefano Rosso è ancora oggi poco noto ai più; il secondo che è stato un cantautore originale e talentuoso nel panorama musicale italiano tra la fine degli anni settanta e i primissimi anni ottanta. E a colmare tale “mancanza” ricorriamo volentieri proponendovi la lettura di “Che mi dici di Stefano Rosso? Fenomenologia di un cantautore rimosso”, un testo prezioso a firma di Mario Bonanno e Stefania Rosso (Edizioni Paginauno 2023).

Artista sempre controcorrente, contestatore quanto basta, Stefano Rosso ha sempre raccontato e interpretato nelle sue canzoni la vita in tutti i suoi infiniti aspetti, fin dai primi testi (alcuni cantati anche da Claudio Baglioni e Mia Martini), alcuni dei quali indimenticabili come “Bologna 77”, “Una vista disonesta”, “La banda degli Zulù” e “Letto26” (canzone questa che trae spunto dalla sua degenza in ospedale per una tonsillitectomia). E ancora, più recente, nel 1980, “Quando partì Noè”, scritta per uno spettacolo di cabaret di Massimo Troisi e Marco Messeri.

Forse anche per il suo carattere che talvolta poteva risultare duro, ma soprattutto per la sua onestà intellettuale e la sua integrità di artsta, venne estromesso dal mondo dell’industria discografica, un cantautore che nel bene o nel male pubblicò più di dieci dischi e partecipando al festival di Sanremo.

Il libro, a firma della figlia di Stefano e con Mario Bonanno, racconta tutto il percorso musicale del cantautore, attraverso le testimonianze di amici e colleghi che hanno vissuto quel periodo e condividendo un po’ della propria vita con un artista che forse troppo in fretta è stato accantonato e che nell’immaginario collettivo rischia di essere considerato semplicemente (e banalmente, aggiungerei) un autore di nicchia, con poco rispetto verso la sua immensa delicatezza nello scrivere e allo stesso tempo per il suo gridare rabbia quando testi più impegnati portavano in fibrillazione le corde della sua chitarra.

Le sue canzoni di protesta profumavano già di beat generation, infarcite di ribellione giovanile e impregnate di nuove sonorità, lui che ha inteso la musica come un narratore popolare, che se fosse nato negli States forse come folksinger avrebbe avuto una luce forse fioca – ma sempre fissa – su di sé mentre imbraccia l’immancabile chitarra

Ci rimangono i suoi testi e il suo originale modo di essere artista, forse poco apprezzato, ma che questo libro aiuta – chi volesse scoprire la sua letteratura musicale – ad entrare nel suo mondo, in punta di piedi, ma con tantissime sorprese assieme alla sensazione di aver perduto troppo presto un grande artista e d’aver avuto poche occasioni per averlo potuto apprezzare nelle sue uscite: come avvenne nel 1999, quando riprese a fare concerti e dischi (soprattutto registrati dal vivo), in particolare “Live at the station”, registrato in una sala d’aspetto di una stazione. Davvero originale e avanti qualche anno luce.

 

Articolo di Lorenzo Soriano

 

Che mi dici di Stefano Rosso? Fenomenologia di un cantautore rimosso

di Mario Bonanno e Stefania Rosso

pagine 160, Euro 19,00

Anno 2023, Edizioni Paginauno

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