Estate 1949, deserto del Negev, sud di Israele. Un gruppo di soldati israeliani in ricognizione si imbatte in un insediamento di beduini. Vengono tutti uccisi dai militari, ad eccezione di una giovane donna che viene fatta prigioniera, condotta al campo e, dopo uno stupro di gruppo, viene ammazzata dai militari.
È questo l’antefatto che apre il breve ma intenso romanzo “Un dettaglio minore” di Adania Shibli, edito in Italia da La Nave di Teseo nel 2021.
Con un salto temporale di quasi settant’anni, l’autrice ci catapulta nella Palestina contemporanea. L’io narrante è una giovane donna palestinese che vive nei Territori Occupati e che un giorno si imbatte in un articolo di giornale nel quale viene raccontato l’incidente occorso a una ragazza beduina, stuprata e uccisa da un gruppo di soldati israeliani nell’estate del 1949, esattamente venticinque anni prima della nascita dell’io narrante. Questo “dettaglio minore” spinge la giovane donna a intraprendere un viaggio verso quelle remote zone del sud del paese, per cercare di scoprire la verità su quello che nell’articolo viene definito semplicemente un incidente.
“E ancora, un gruppo di soldati cattura una ragazza, la stupra e poi la uccide venticinque anni prima che io nasca, questo dettaglio minore a cui altre persone non farebbero neppure caso, rimarrà con me per sempre, malgrado me e i miei sforzi per dimenticarlo. Il fatto che sia accaduto realmente non smetterà mai di tormentarmi, perché sono fragile, delicata come gli alberi dritti di fronte a me, oltre il vetro della finestra. Non c’è niente di più importante di questo dettaglio minore se si vuole conoscere la verità assoluta sulla storia di questa ragazza, che l’articolo non rivela”.
Tuttavia, per una persona palestinese non è cosa semplice affrontare un simile viaggio, a causa delle pesanti limitazioni alla circolazione cui è sottoposta la popolazione palestinese. E l’ansia che scaturisca palpabile dalla penna della Shibli ci da solo minimamente contezza di quale sia lo stato di prostrazione e angoscia in cui sono costrette a vivere quelle persone.
“Il luogo dell’incidente, in base alla divisione del paese da parte dell’esercito, è al di fuori della zona C in una zona piuttosto remota, vicino al confine con l’Egitto, mentre il tragitto più lungo che posso compiere con la mia carta d’identità verde, che attesta la mia appartenenza alla zona A, è da casa mia al mio nuovo lavoro. (…) Personalmente negli ultimi anni non sono neppure andata fino al checkpoint di Qalandiya, che separa la zona A dalla zona B, quindi, come posso pensare di andare in un posto così lontano che si trova quasi nella zona D?”.
Eppure, la sua determinazione è tale che riesce a trovare il modo per attraversare quello e altri checkpoint e dirigersi verso la sua destinazione. Tuttavia, lungo la strada viene colta da sorpresa e sconcerto. Il paesaggio che le si snoda davanti, confrontato con la mappa della Palestina del 1948, le rivela un altro paese: interi villaggi palestinesi, segnati sulla carta, ora scomparsi. Al loro posto insediamenti di coloni che hanno distrutto case, piantagioni di ulivi, vite, comunità.
“Dopo aver guidato per un buon tratto inizio la discesa lungo le montagne di Gerusalemme dirigendomi, in base alle indicazioni, verso lo svincolo di Ben Shemen, il cui nome originale doveva essere Bayt Susin, da un villaggio che si trovava in quella zona come indicato dalla carta del 1948, e che ora non esiste più. Tutto quello che rimane dopo la distruzione dell’abitato è una casa soltanto, la vedo alla mia sinistra, circondata da cipressi, con l’erba che cresce tra le pietre”.
In un crescendo di angoscia e delusione, la nostra protagonista raggiungerà la sua destinazione. Ma la ricerca non porterà i frutti sperati, quanto invece una sorta di immedesimazione nella situazione raccontata nell’articolo, dettata probabilmente dalla sensazione di appartenere, come la giovane beduina, ad una minoranza destinata ad essere vittima di soprusi da parte degli occupanti.
Il viaggio che la Shibli compie attraverso questo racconto, appare come un esercizio di memoria per il popolo palestinese, privato della sua terra, della sua vita, costantemente alla ricerca di quella dignità che solo la verità della storia può restituire. Come la verità di cui è in cerca la protagonista di questo breve ma intensissimo romanzo, che andrà incontro al suo destino.
Ricordiamo che Adania Shibli avrebbe dovuto ricevere un premio alla fiera del libro di Francoforte nell’ottobre dello scorso anno, ma la cerimonia è stata annullata a causa degli eventi del 7 ottobre e dell’avvio delle pesanti operazioni militari di Israele su Gaza. Una scelta sconsiderata quella degli organizzatori della fiera, che hanno confuso piani diversi e che hanno di fatto accomunato la scrittrice e la sua opera a una organizzazione terroristica, di cui non fa parte.
Articolo di Beatrice Tauro
Titolo: Un dettaglio minore
Autrice: Adania Shibli
Edizioni: La Nave di Teseo, 2021
Pagine: 129
Prezzo: € 17,00