Vite al macello: un titolo che racchiude in sé un significato ambivalente nel senso che, le vite dei protagonisti della storia sono macellate come aggettivo, ma i protagonisti sono macellai per professione e dunque mai termine fu più azzeccato.

Il libro tratta della famiglia di M. e F., dei loro figli – due femmine e un maschio (quest’ultimo è il narratore della vicenda) – e di tutte le persone che vi ruotano attorno.

Una specie di parabola che va dai figli che, a una certa età, diventano genitori dei propri genitori:

«A trent’anni, che tu abbia un figlio o no, poco conta: diventi padre. Padre di pargoletti nuovi di zecca o di genitori colpiti da sindrome da rincoglionimento precoce».

Per arrivare ai figli che, d’altro canto, non smettono mai di essere tali.

«Non si smette mai di essere figli, nonostante tutto».

Se dovessi definire questa storia in una breve dicitura, direi sicuramente che si tratta di un dramma della normalità. Vite normali che, se svelate, appaiono composte da una miriade di drammi – più o meno grandi – che sono la struttura stessa della vita che ci abitua a qualsiasi cosa ci capiti coprendo il male, appunto, sotto il termine di normalità.

M. e F. paiono due auto-sabotatori della loro stessa vita matrimoniale, della loro felicità che continuano a travestire, a scambiare con cose diverse. Per M. i soldi, per F. la fede solo per citarne un paio. Nonostante tutto questo, la loro vita appare dall’esterno solida, ben organizzata, a tratti agiata mentre sotto sotto vi serpeggiano la rabbia, l’insoddisfazione, la malattia, i rimorsi e i rimpianti, l’accontentarsi, il reprimere e il sopportare. Un miscuglio di cose che, se si è «fortunati» porta a crepare, ma se fortunati non lo si è, avvelena le esistenze.

Il romanzo di Giovanni Anzaldo – per Scatole parlanti – tratta di tutto questo e a stupire moltissimo è la capacità più che notevole dell’autore che riesce a trattare la drammaticità delle «vite qualunque» con un linguaggio unico, pervaso da un’ironia acuta, pungente e brillantemente amara. I ritratti che ne vengono fuori sono quelli di esseri umani talmente umani da parere delle caricature, dei sorridenti Pierrot la cui lacrima nera rivela lo stato interiore reale e spesso inconsapevole che li contraddistingue. Una lettura semplice ma profonda che non può che portare a riflessioni importanti.

 

Flora Fusarelli

 

TITOLO: Vite al macello

AUTORE: Giovanni Anzaldo

CASA EDITRICE: Scatole Parlanti

NUMERO DI PAGINE: 379

PREZZO: 17 Euro

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